Le
sue opere di limpida eleganza creano percezioni suggestive e fascinose
che nascono dalla ricerca e dallo studio degli aspetti arcani dei numeri,
a creare una dimensione iniziatica in cui le opere si lasciano guardare
e meditare, come testimonianza di saperi ancestrali, ripercorrenza antropologica
di antiche suggestioni, alchimie che interagiscono con emotività
latenti.
Il
concetto di infinito emerge come idea imprescindibile, ricordiamo il nastro
di Moebius realizzato dall’artista in grandi dimensioni, ed anche
nell’opera presentata ad Uscita Pistoia, dove la rincorsa
dei numeri disegna una linea spiraliforme, a testimonianza dell’espansione
biologica della natura, principio di crescita che regola e governa l’universo
intero; rincorsa di numeri che posti l’uno accanto all’altro
non si presentano più come singola unità ma come forza traente
all’infinito.
“Si
tratta di una tela quadrata - scrive l’artista circa il lavoro presentato
nello studio di Alleruzzo - per la maggior parte occupata dal bianco del
fondo al cui centro compaiono un paio di forbici in bianco e nero leggermente
anamorfizzate le quali tagliano una spirale composta con le cifre, in
rosso, del pi greco; al taglio le forbici interrompono la serie infinita
dei decimali.”
Numeri
e spirale si mostrano a noi come proiezione invisibile e astratta della
natura, magia alchemica che sottende il nostro vivere, ma anche come estensione
metafisica del nostro pensiero, come vortice poetico di incontro con la
realtà.
Andrea
Marescalchi nasce a Roma nel 1954. Vive e lavora a Firenze
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