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fabio cresci>

   

 

The Studio
watercolour and cord
on
cellulose
90,5 x 154,5
 
Lo studio
acquarello e corda su
cellulosa
cm. 90,5 x 154,5

Using brilliant polychromy the work exhibited in Uscita Pistoia represents a map where a silent place
is located, a city suspended in an area that seems to be sacred, almost a religious site, the concrete
representation of a place that has no name.

L’opera, dalla policromia cristallina, disegna una mappa in cui è ubicato un luogo silenzioso, una città
sospesa in un aere che sembra apparire sacro, quasi un luogo di culto, immagine concreta di un luogo
senza nome.

 

 

 

Cresci had important individual exhibitions from 1984 to 1987 at the Salvatore Ala Gallery, New York and Milan. In 1986 he participated in the 42nd International Art Exhibition, Venice Biennial, Arte e Alchimia. The works he produced in this period were on canvas and figurative in style using mainly organic paints and watercolours to create almost evanescent images in clear transparant tones. A work exhibited at his first one-man exhibition at the Galleria Ala was a watercolour on canvas, a leaf of pure colour – simple pigment diluted in water. This gave rise to the cycle Colorazioni – paintings where pure colours seems to move lightly across the surface.

In the late 1980s he produced a cycle named Fisico. These works on cellulose emphasised a physical element that had its origins in the ethereal nature of his earlier works. Linear contours of small stones developed into larger, thicker outlines like pathways until they covered the lower part of the walls of the artist's studio.

The exhibition Orizzonti was held in the Galleria Schema, Florence, in 1994; in 1995 Aperto Italia '95 was in Trevi; Il formaggio e i vermi was in Palazzo Casali, Cortona, in 1996. The work in this present exhibition appears to be a long and tortuous journey to capture light – light in the sense of illumination that achieves an intensely significant impact.

In 1997 and again in 2000 in the exhibition Dopopaesaggio figure e misure del giardino Cresci photographed flowers, transferred them to cellulose and, with the colour stuck to the rough surface, he arranged the flower corolla on the walls of Castello di Santa Maria Novella in Certaldo.

In 1998 he participated in the group exhibition Au rendez-vous des amis: Identità e opera at the Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. The exhibition(Boo!) was held in the same year at Palazzo delle Papesse in Siena. For this exhibition the artist created a niche by knocking down the wall of a closet and placed thrones inside it, with a crown and sceptre alongside, turned towards a lamp located inside the opening, thus projecting shadows across the room and creating an evocative atmosphere. Once more we have the idea of light as the power of revelation, a manifestation of the sacred element of art.

In the second edition of Dopopaesaggio figure e misure del giardino in 2000, Cresci presented a work that was rare and preciously delicate in form. He buried a pumpkin seed cast in gold near to the entrance of the castle, giving it the title Né colui che pianta né colui che innaffia è qualche cosa, ma chi fa crescere conferming the deeply personal aspect of his work, a religious dimension that makes use of vision, gesture, daily habit, and finds its aesthetic expression in art.

In 2002, in his exhibition at the Galleria Biagiotti in Florence, he returns to the intricate journey towards the idea of light, an initiatory progress towards origins that are seen as the essence, a confirmation of life and an aesthetic understanding of art. This leads through many rooms and areas of study where we find weapons made of cellulose, the concept of struggle made physical, to arrive, finally, at the seed of gold.

Fabio Cresci was born in Marcignana near Florence, 1954, where he lives and works.

 

 

 

Nel 1982 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, dal 1984 al 1987 ha tenuto le principali mostre personali presso la Galleria Salvatore Ala di New York e di Milano. Nel 1986 partecipa alla XLII Biennale di Venezia, Arte e Alchimia; la produzione di questi anni vede la lavorazione di tele di stampo figurativo utilizzando soprattutto colori vegetali e acquerello, a creare immagini quasi evanescenti di limpide trasparenze tonali. Il lavoro esposto alla sua prima personale alla Galleria Ala era un acquerello su tela, una foglia di colore puro, pigmento diluito in acqua. Da qui il ciclo Colorazioni quadri dove il pigmento puro sembra muoversi leggero sul supporto.

Della fine degli anni ’80 è il ciclo di opere Fisico, lavori su cellulosa, a sottolineare una fisicità originata dalla etereità dei lavori precedenti, profili lineari di piccole pietre diventano linee ingigantite, traiettorie, fino a coprire la zona inferiore dei muri dello studio dell’artista.

Nel 1994 è la mostra Orizzonti, alla Galleria Schema di Firenze; nel 1995 Aperto Italia’95, Trevi; Il formaggio e i vermi, Palazzo Casali, Cortona nel 1996. L’opera presentata per quest’ultima mostra sembra essere un lungo e tortuoso cammino alla conquista della luce, intesa come illuminazione, dall’impatto estremamente suggestivo.

Del 1997 e poi 2000 la mostra Dopopaesaggio figure e misure del giardino, dove l’artista fotografa fiori e li traspone sulla cellulosa, il pigmento si fissa sul supporto ruvido, e successivamente dispone le corolle sulle pareti del Castello di Santa Maria Novella, Certaldo.

Nel 1998 partecipa alla collettiva Au rendez-vous des amis: Identità e opera, presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; è dello stesso anno anche la mostra Bù!, Palazzo delle Papesse Centro Arte Contemporanea Siena. L’artista per questa mostra ha creato una nicchia, facendo abbattere un muro di un ripostiglio, ha collocato all’interno dei troni, con accanto una corona e uno scettro, rivolti verso una lampada posta nella cavità, ombre si proiettano su tutto lo spazio a disegnare un’atmosfera evocativa, torna l’idea della luce intesa come potere della scoperta, manifestazione del sacro che investe l’arte.

Nel 2000 Fabio Cresci propone, alla successiva edizione di Dopopaesaggio, un lavoro dalla delicatezza preziosissima del gesto, egli sotterra un seme di zucca fuso in oro nei pressi della porta del castello, dal titolo Né colui che pianta né colui che innaffia è qualche cosa, ma chi fa crescere, a conferma di una forte connotazione intima, propria dei suoi lavori, una dimensione del sacro che avvalora il gesto, la visione, la consuetudine quotidiana, e che vede nell’arte la sua estrinsecazione estetica.

Del 2002 è la sua personale alla Galleria Biagiotti di Firenze, ritorna il cammino sensibile verso l’idea di luce, processo iniziatico verso i luoghi del principio, inteso come forma essenziale, affermazione di vita e consapevolezza estetica di arte. Da qui un percorso attraverso più stanze, luoghi di ricerca, dove incontriamo armi in cellulosa, fisicizzazione del concetto di lotta, per arrivare, infine, al seme d’oro.

Fabio Cresci nasce a Marcignana, in provincia di Firenze, 1954, dove vive e lavora.