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connie
dekker
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No Break, 2003
digital colour prints
27 x 20 cm (each photo)
Senza Sosta, 2003
stampa digitale a colore
27 x 20 cm
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Exhibitions
(selection)
1994 Borduren 2000, Museum de Lakenhal, Leiden
1996 Tell me what time the weaver sleeps who spun the breaths of blue,
Galleria Gentili, Florence
1996 Incestous, Waxing Space, New York
1997 Casa mia è casa tua, Galleria Margiacchi, Arezzo
1999 (R)Entree, at de Paraplufabriek, Nijmegen
2000 Sans papier, Het Consortium, Amsterdam
2000 Waiting… Caesuur Foundation, in Middelburg
2001 Abitanti , Palazzo Fabroni Contemporary Visual Arts, Pistoia
2001 Glaubst du an die Unsterblichkeit der Seele, Galleria Dryphoto, Prato
2002 Deep in the water, Patrizia Pepe, Prato
2003 Moto a luogo, La Rocca di Carmignano, Carmignano
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Connie
Dekker began her artistic development towards the end of the 1980s, as
a sculptress, making water-collectors, placed directly on the floor or
the ground. The reference to water is constant in her works, as in, for
example, the cycle of sculptures on lakes. One of these represents a rock
from which water spouts like a floating fountain; the relationship between
the water and the fountain is fundamental to the existence of the sculpture,
both conceptually and structurally. The sculpture takes the water from
the lake and then returns it, while the water keeps the sculpture afloat
in a kind of closed short-circuit in the open air.
Following
the sculptures, she began to work on installations with fabric and embroidery.
In the earlier works she used an image of a swan as an icon representing
transition. This image was then replaced by the use of lines that faithfully
reproduce the drawings of her father done during the last period of his
life and, in being drawn again we can see a desire to re-trace those memories.
The lines take shape on the fabric, then on the clothes and the works
thus return to the sculptural form which will then develop into performance
art (as in the Waiting series).
Dekker
also uses photography and video, originally to document the performances,
but later becoming interested in the poetic and narrative quality of the
medium. Through the images she returns to the places where she has lived,
she traces the route of her journey using memories of her own land, she
films the Zeeland province, the island where she grew up, and guardian
of her history and past. The ‘virtual postcards’ that she
periodically sent via internet expressed her relation with the landscape
through her state of mind. (usually portraying Zeeland or Tuscany).
The
series of photos exhibited at Uscita Pistoia is reminiscent of
the virtual postcards and shows, in the form of a tryptych, a sequence
taken during a car journey to the island of Schouwen Duiveland. Dekker’s
work creates a sort of fusion on the perceptible level between her feelings
and the observer who begins to share and become participant in the state
of nostalgia in the images and the texts that accompany them.
Connie
Dekker was born in Rotterdam, the Netherlands,1960.
She lives and works between Amsterdam and Tuscany.
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Connie
Dekker inizia il suo percorso artistico, verso la fine degli anni ottanta,
come scultrice lavorando opere come ‘recipienti’, collocate
direttamente sul pavimento o sulla terra. Il riferimento all’acqua
è costante nei suoi lavori, come ad esempio nel ciclo di sculture
nei laghi. Una di essa descrive una roccia che getta l’acqua come
una sorta di fontana galleggiante; il rapporto tra l’acqua e la
scultura è fondamentale affinché quest’ultima possa
esistere, non solo concettualmente ma anche strutturalmente. La scultura
raccoglie l’acqua del lago e gliela restituisce, a sua volta l’acqua
fa galleggiare la scultura, una sorta di cortocircuito chiuso nello spazio
aperto.
Dopo
la stagione della scultura la sua attenzione si sposta verso installazioni
con stoffe e ricami. Nei suoi primi lavori l’artista utilizza l’immagine
del cigno, intesa come icona del transito. Questa immagine verrà
poi sostituita dall’uso di linee che ripercorrono fedelmente i disegni
del padre, realizzati durante una fase molto difficile della propria vita,
e, ora, tracciati nuovamente dall’artista come a voler seguire la
linea dei suoi ricordi. Le linee prendono forma sulle stoffe, poi sugli
abiti, le opere ritornano, in questo modo, alla forma ‘scultorea’
a sua volta si svilupperanno in performance (come nella serie Waiting).
L’artista
utilizza anche il video, inizialmente per documentare le performance,
successivamente comincia ad interessarsi alla qualità poetica e
narrativa del mezzo. Ripercorre con le immagini i luoghi del proprio vissuto,
traccia un percorso di viaggio attraverso la memoria della propria terra,
filma la regione dello Zeeland, l’isola dove l’artista ha
passato la sua infanzia, custode della sua storia e del suo passato. La
fotografia, come i video, sarà utilizzata da Dekker come esemplificazione
visiva del suo sentire, come nel progetto delle ‘cartoline virtuali’,
che l’artista periodicamente spediva, in internet, esprimendo i
suoi stati d’animo, attraverso immagini suggestive (in particolare
raffiguranti lo Zeeland e la Toscana).
La
serie fotografica esposta per Uscita Pistoia, ricorda il progetto
delle cartoline virtuali, mostra, in forma di trittico, una sequenza scattata
durante un viaggio in macchina verso l’isola di Schouwen Duiveland.
Il lavoro della Dekker crea una sorta di fusione a livello sensibile tra
il suo sentire e lo spettatore, il quale condivide, diviene partecipe
dello stato emotivo dell’artista, della nostalgia verso le sue origini
testimoniata sia attraverso le immagini, sia attraverso i testi che le
accompagnano.
Connie
Dekker nasce a Rotterdam, Paesi Bassi, nel 1960.
Vive e lavora tra Amsterdam e Toscana
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