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In
1988 he became a free-lance photographer and began to work with artists,
galleries, and museums, mainly in the area of contemporary art, concentrating
particularly on portrait studies of the people and characters who frequent
the art world (artists, gallery owners, collectors). This formed the basis
of his first exhibition at the French Institute in Florence in 1995, as
well as, in the same year, the exhibition Immagini, 54 ritratti del
mondo dell’arte.
Later
exhibitions were: 1995, Stanze; 1999 Né più né
meno; 2001 Senza capo né coda avvinghiati da lontano
where the choice of photos presented was entirely heterogenous: a journey
to places where a private story is told in black and white, where something
that is external to us becomes coherent and we feel at ease with our emotions;
or photos with chrystal sharp colours, images of everyday life that seem
to capture moments of rare immobility. The photos switch continually from
interiors to exteriors, from nocturnal views of monumental churches, severe
in their majestic silence, to playful, chaotic images of adolescent games.
Details become enormous, changing our way of seeing, while sacred and
profane icons are used to relate a continuing, permanent story.
More
recently Fei has held an individual exhibition in the Graphics Room of
the Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci in Prato (2001),
and in 2002 he participated in the collective exhibition Continuità.
In 2002 another individual exhibition was Senegal, Biennale di Dakar,
Dakar-off (Senegal Dakar Biennial, Dakar-off); in 2003 his work was
in two joint exhibitions in the Galleria Base, Let’s give a change
and at the Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, 16 fotografie
di documentazione per tre artisti (16 photographs for the record by
3 artists). In 2003 the Galleria Euphoria, Bergamo, held the exhibition
Fondo nero.
The
work presented at Uscita Pistoia is part of the series Né
più né meno and is a cycle of ten works that photograph
a series of numbers from zero to nine. The image is our imagination become
reality - the numbers visually condense what we perceive. The object has
a tautological value, it re-proposes, in terms that are only formally
different, the statement of what an interpretative object actually constitutes.
The aesthetic element is purely cerebral. The photograph looks beyond
the temporal aspect - a feature of reality - and offers us a perfect match
between what it is and what we imagine. It does not question, but defines,
reality. There is no longer a division between these intimate areas, but
instead an exact replica, a pure synthesis of our tangible substance and
our senses.
Carlo
Fei was born in 1955 in Florence where he lives and works.
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Nel
1988 diventa fotografo free-lance ed inizia a collaborare con artisti,
gallerie, musei, principalmente nell’ambito dell’arte contemporanea,
dove la sua attenzione si sofferma in particolar modo al ritratto dei
personaggi che caratterizzano quest’ ambiente (artisti, galleristi,
collezionisti, ecc.), facendone, poi, una prima mostra all’Istituto
Francese in Firenze, nel 1995, e nello stesso anno la mostra Immagini,
54 ritratti del mondo dell’arte.
Tra
le successive mostre ricordiamo ancora Stanze; nel 1999 Né
più né meno; nel 2001 Senza capo né coda avvinghiati
da lontano, dove viene presentata una scelta fotografica molto eterogenea;
un percorso attraverso luoghi in cui il bianco e nero discorre una narrazione
intima, dove ciò che è esterno da noi diviene continuità
e luogo prescelto del nostro sentire; oppure fotografie dalla cromia limpida
e cristallina, immagini del quotidiano, quasi a descrivere momenti di
rarefatta immobilità. Le foto spostano le vedute costantemente
dagli interni agli esterni, da notturni di chiese monumentali, severi
nel loro sovrano silenzio, a visioni ludiche e chiassose di giochi adolescenziali.
I particolari si ingigantiscono, mutano il senso della nostra percezione,
la narrazione è costante e continua avvalendosi di icone sacre
e profane.
Tra
le sue recenti mostre ricordiamo nel 2001 la sua personale, nelle sale
della grafica, presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
di Prato, e di nuovo nel 2002 per la collettiva Continuità Arte
in Toscana 1990-2000. Nel 2002 la personale Senegal, Biennale di
Dakar, Dakar-off; nel 2003 espone alla collettiva preso lo spazio
Base, Let’s give a change; 16 fotografie di documentazione
per tre artisti, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
di Prato. Nel 2003 Fondo nero, presso la Galleria Euphoria, Bergamo.
Il
lavoro presentato per la mostra Uscita Pistoia, è parte
della serie Né più né meno, si tratta di un
ciclo di dieci lavori in cibachrome che fotografano una serie numerica
che va dallo zero al numero nove. L’immagine è il concreto
della nostra immaginazione, i numeri condensano visivamente ciò
che la nostra percezione ci suggerisce. L’immagine ha un valore
tautologico, ripropone in termini solo formalmente differenti l’enunciazione
di quanto dovrebbe costituire oggetto di spiegazione, la dimensione estetica
è pura forma mentale. La fotografia sposta il suo sguardo oltre
la stessa temporalità, contingenza del reale, ed offre a noi l’esatta
comunione tra ciò che è e ciò che immaginiamo. Essa
va oltre, non interroga ma definisce la realtà, non più
varco tra spazialità intime ma esatta riproduzione, sintesi assoluta
del nostra materialità tangibile e della nostra conoscenza.
Carlo
Fei nasce a Firenze nel 1955 dove vive e lavora.
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